La diagnosi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) può essere vissuta in diversi modi dalle famiglie e dai bambini che la ricevono. Alcuni possono finalmente trovare una risposta ad una serie di fatiche che fino a quel momento non erano state riconosciute e, quindi, vivere questo momento come un sollievo; altri si possono invece trovare sconcertati di fronte all’etichetta diagnostica e sperimentare sentimenti di ansia e incertezza.
Ad ogni modo, una diagnosi può generare molte domande, dubbi e anche timori, sia nei genitori che in chi la riceve soprattutto per quanto riguarda il passo successivo da compiere.
Se vuoi approfondire cosa intendiamo esattamente con il termine DSA puoi leggere il nostro articolo DSA: di cosa si tratta.
Da dove partire?
In fase di restituzione, ovvero nel colloquio in cui gli specialisti che si sono occupati del caso incontrano la famiglia per condividere quanto emerso, viene di norma spiegato tutto l’iter che è stato svolto per arrivare alla diagnosi, il significato stesso della diagnosi e come si consiglia di procedere sulla base di quanto emerso.
È utile a questo punto fare chiarezza tra diagnosi e certificazione, poiché sono termini ricorrenti quando si parla di DSA, soprattutto nella delicata fase di restituzione:
- Certificazione: «Per “certificazione” si intende un documento, con valore legale, che attesta il diritto dell’interessato ad avvalersi delle misure previste da precise disposizioni di legge – nei casi che qui interessano: dalla Legge 104/92 o dalla Legge 170/2010 – le cui procedure di rilascio ed i conseguenti diritti che ne derivano sono disciplinati dalle suddette leggi e dalla normativa di riferimento».
- Diagnosi: «Per “diagnosi” si intende invece un giudizio clinico, attestante la presenza di una patologia o di un disturbo, che può essere rilasciato da un medico, da uno psicologo o comunque da uno specialista iscritto negli albi delle professioni sanitarie».
All’interno della certificazione, che è il documento che viene restituito alla famiglia, si trova in primo luogo la diagnosi dettagliata con tutte le informazioni relative ad essa.
La comprensione e la lettura approfondita della certificazione è fondamentale, poiché in essa sono contenute le misure di intervento che devono essere messe in atto dopo la diagnosi.
In particolare, per quanto riguarda regione Lombardia, le indicazioni su come muoversi dopo una diagnosi di DSA si trovano nella certificazione a partire dal punto D – Proposte per l’intervento fino ad arrivare al punto H – aggiornamento del profilo funzionale.
In questa sezione sono contenute tutte le informazioni necessarie per l’attivazione di percorsi e misure di supporto per il soggetto, in particolare si specifica:
- quale tipo di intervento è consigliato in base a quanto emerso dalla diagnosi (potenziamento cognitivo, trattamento logopedico, potenziamento degli apprendimenti, percorso di supporto emotivo-motivazionale…);
- le misure compensative e dispensative più funzionali al soggetto in base alle sue caratteristiche;
- le indicazioni per gli insegnanti per costruire un Piano Didattico Personalizzato (PDP) che sia efficace e adatto al funzionamento del bambino o ragazzo;
- le informazioni relative a quando rivolgersi nuovamente agli operatori per effettuare la rivalutazione.
Tali informazioni devono essere condivise con la persona, la famiglia e la scuola.
La diagnosi rappresenta dunque un punto di partenza, poiché offre una chiave di lettura sul funzionamento del bambino che permette di attivare percorsi che siano realmente in grado di supportare il bambino.
Con un percorso costruito sulle reali esigenze e il supporto di scuola, famiglia e specialisti, è possibile affrontare le difficoltà e sviluppare le proprie competenze.
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